giovedì 2 ottobre 2014

Evasione legale

E' curioso che ogni Governo (tecnico o politico) che si è insediato in questi anni in Italia abbia dichiarato di considerare prioritaria la lotta all'evasione fiscale. A questo proposito si è dato una stretta all'uso del contante (che non ha impedito alla criminalità organizzata di fare affari o alle grandi aziende e i soliti noti di corrompere e concutere). Nessuno ha fatto nulla per impedire alle aziende (ad esempio banche o colossi multinazionali) di pagare le tasse su ciò che producono, commerciano e vendono in Italia. Sto parlando di Ebay e Amazon che le tasse le pagano in Lussemburgo, Azimut che grazie alla filiale lussemburghese Az Fund Management ha pagato solo il 15% delle tasse. Sto parlando di Generali, di Banca Fideuram e Mediolanum che però hanno preferito l’Irlanda, con un prelievo fiscale del 12,5%. E anche altri grandi nomi dell'industria italiana, da Eni ad Enel che i soldi li acquisiscono in Italia ma li li investono all'estero senza riportarli più indietro. La stessa Banca d'Italia ha una sede alle Isole Cayman non credo solo per rappresentanza. Le banche italiane dovrebbero versare allo Stato circa 5 miliardi di euro, per imposte non pagate e per operazioni finanziarie sospette finalizzate ad eludere il fisco. Stiamo parlando di Intesa Sanpaolo e le sue controllate, Banca Imi, Monte dei Paschi di Siena e alcune Banche Popolari. La prima ha dovuto versare allo Stato 270 milioni, a fronte di contestazioni per 1,15 miliardi tra imposte evase, interessi e sanzioni. Viene da chiedersi se i calcoli e le supposizioni del Fisco non siano veritieri (e allora siamo di fronte ad un grosso problema di incompetenza) o se questo “sconto” ha qualche altra ragion d'essere che non interessi la Magistratura (quale?). Sempre Banca Intesa (un nome, una garanzia “fiscale”) è stata controllata a settembre dall’Agenzia per finanziamenti stipulati all’estero e contratti di finanza strutturata tra il 2008 e il 2010. Monte dei Paschi di Siena (sì, proprio quella recentemente colpita da scandali finanziari) si è vista contestare dal Fisco una cessione di partecipazione del 2005, quando la banca non avrebbe potuto godere dell’esenzione fiscale sulle plusvalenze realizzate, che è stata formalizzata solamente nel 2006. Unicredit ha già versato all’Agenzia delle Entrate 264 milioni di euro per tasse non pagate ma rimane ancora indagata per una frode fiscale di 245 milioni (era stato accusato e rinviato a giudizio l’ex amministratore delegato, Alessandro Profumo, che ora è ora presidente di Mps). Pochi anni fa, poi, la procura della Corte dei conti aveva contestato a 10 società concessionarie delle new slot e a tre dirigenti dei Monopoli di Stato un danno erariale di 98 miliardi. Il motivo di tale richiesta era che le slot, per funzionare correttamente ed essere controllate, si sarebbero dovute collegare a un cervellone centrale gestito dalla Sogei, la società di servizi informatici del ministero dell’economia  per decifrare l’ammontare delle entrate derivanti dal gioco e le tasse da pagarci. Tra il 2004 e il 2006, su oltre 200 mila apparecchiature da gioco (slot, videopoker e altro) quelle non connesse in rete erano 130 mila (il 65%). Le 10 concessionarie erano Atlantis/B-plus, Cogetech, Snai, Lottomatica, Hbg, Cirsa, Codere, Sisal, Gmatica e Gamenet. Lo Stato è sceso a patti con i Concessionari liquidando l'intera faccenda con una richiesta irrisoria (meno dell'1%). Il Colonnello U. Rapetto, che era il titolare dell'inchiesta, è stato rimosso dal GAT e gli è stato ordinato di frequentare i corsi nella scuola in cui insegnava. Ovviamente, ha salutato tutti i colleghi e si è dimesso. Con lui evapora anche TUTTA la credibilità che può  avere un Governo in Italia (di qualsiasi colore) che dica di voler lottare seria nostro Paese, il problema non è più  quello di sottrarre soldi all'erario ma l'IMPUNITA' di cui si gode nel farlo. E di questo solo in pochi ne parlano.