sabato 19 aprile 2014

10 scherzi, 10 scuse, 10 gesti e 10 disagi






10 scherzi innocenti da fare ai colleghi
1. Il petafono sotto la sedia del capo quand’è in riunione
2. Caramelle al peperoncino per il collega goloso
3. Esplodere un raudo a pochi metri dalla macchina a metano del collega che vuol far carriera a tutti i costi
4. Salviettina puzzolente nella borsetta della collega vamp
5. Finte telefonate erotiche alla segretaria
6. Sigarette esplosive per il collega che ve le scrocca sempre
7. Screen saver porno al collega lecchino che presenta il suo lavoro ai superiori
8. Segare le gambe della seggiola al collega comodo
9. Specchietto che si rompe per la collega brutta
10. Caffè scorretto (quello che fa venire il mal di pancia), per il solito caffeinomane
10 scuse per evitare la fila ad uno sportello pubblico
1. Manifestate palesemente di avere un tic alla gamba e quindi colpite violentemente e ripetutamente chi vi sta davanti
2. Masticate una becca d’aglio e dite che la fila vi innervosisce e dovete fare respirazione yoga
3. “Hey qui fuori stanno facendo la multa a tutti”
4. Scusi come si chiama? Ah è proprio lei che stanno cercando al piano di sotto. Come fa di cognome? Appunto.
5. “Cavolo ho lasciato il gas aperto, la prego, farebbe un gesto eroico a farmi passare, salverebbe un palazzo”
6. Dite che siete appena tornati da un viaggio nell’Africa Nera e cominciate a tossire grattandovi dappertutto
7. “Gente voi ve ne state tutti qui tranquilli ma lì fuori sta succedendo il finimondo”
8. “Io non capisco come mai stanno tutti in fila qui quando hanno aperto la cassa lì infondo”
9. Vaporizzate del gas paralizzante (ricordatevi di indossare una mascherina)
10. Dite di avere un proiettile all’uranio impoverito in tasca con cui volete abbattere la mucca pazza che sta proprio fuori dalla porta. Scapperanno tutti.
10 gesti automatici che si fanno appena si vede una volante
1. Rallentare di colpo
2. Fare la faccia indifferente
3. Guardare da un'altra parte
4. Allacciare le cinture
5. Abbassare la radio
6. Ripetersi mentalmente parole del tipo "Sobrio" o "tranquillo"
7. Massima attenzione alla segnaletica stradale
8. Fare mente locale se si hanno tutti i documenti in regola
9. Mettersi in una posizione di guida composta
10. Sistemare qualsiasi cosa fuori posto
 

10 disagi delle nuove tecnologie

1. Le interferenze del telefonino sulle casse della radio
2. Le interferenze della privacy quando squilla il cellulare al bagno
3. La sveglia che non suona perché è andata via la luce
4. Perdere il lavoro di una vita per non aver salvato
5. Windows
6. I call center a comando vocale sordi come una campana
7. Le vie crucis da un bancomat all’altro dopo la mezzanotte
8. Il bombardamento delle schede pirata nel momento culminante di un film porno
9. I pirati che vi clonano le carte di credito via Internet
10. I cani meccanici


domenica 13 aprile 2014

La diga

Tratto da "Todos caballeros" di Pier Giorgio Tomatis, Edizioni Hogwords, pgt2011@tiscali.it


Accadde durante un pranzo di gala prima dello svolgimento di un importante comizio. Aldo arrivò puntuale alle dieci della mattina, presso la sede del Comitato in piazza Cavour. Alle diciassette e trenta avrebbe dovuto tenere un comizio in Piazza Fontana. Fece una breve visita presso i locali della sezione socialdemocratica Pablo Neruda in Via Montegrappa, e si recò al ristorante Larumba per consumare il pasto. Qui venne preso di mira da un complice di Giovanni.

Allora, cosa posso ordinare per i signori? Domandò il ristoratore, un giovane sulla trentina, bassino e con una barba incolta.

Stiamo scegliendo dal menù. Risposero, più o meno all'unisono, un paio di membri del comitato elettorale di Aldo.

I signori preferiscono scegliere piatto per piatto o preferiscono fidarsi della casa? Il menù Larumba costa solo Euro trentacinque e dà diritto a ben quindici portate. Disse e l'esca venne gettata.
L'attenzione di Aldo si calamitò immediatamente verso di lui e lo guardò dritto dritto negli occhi.
E quali sono queste portate? Domandò senza il reale bisogno di sentirsi dare una risposta particolare.
Una lieta sorpresa. Quindici piatti di abbondanti proporzioni con pietanze prelibate. Il ristoratore calcò volutamente il tono della voce ed a tutti gli invitati cominciò a venire l'acquolina in bocca.
Ci ha convinto. Siamo tutti d'accordo? Chiese perentoriamente Aldo e dopo una fugace occhiata a tutti i commensali ordinò. Sei menù della casa.
Perfetto. Rimarrete a bocca aperta. Disse ristoratore sapendo bene che non avrebbe avuto torto.
Tornò in cucina e dopo una decina di minuti cominciarono ad arrivare piatti e portate con alimenti… aerofagi. Fagioli, fave, lenticchie, ceci, (da soli o in zuppe tradizionali), cipolle, cavoli, cavoletti di Bruxelles, cime di rapa, melanzane, carote, lupini, minestroni e passati di verdura, maionese e salse a base di maionese, mollica di pane, pasta, brodi di carne o fatti con dadi ed estratti di carne, formaggi fermentati o piccanti, pepe, fritture in genere, cibi troppo freddi alternati a troppo caldi, cibi molto grassi, ma anche piatti speziati alla messicana, nonché frappé, panna montata, cacao, cioccolato al latte, cioccolato fondente, cioccolato in tazza, frullati di frutta (con o senza latte), zabaione, pasticceria fresca e secca, zucchero, dolcificanti artificiali, marmellate, vino rosso, alcolici, bibite gassate, aperitivi, liquidi in grande quantitativo. Dopo la grande abbuffata, usciti dal locale, i commensali cominciarono ad avvertire i primi fastidiosissimi disturbi. Anche Aldo. Soprattutto Aldo. Per non correre rischi, il ristoratore gli aveva miscelato nel cibo ventiquattro pastiglie di un medicinale che serviva a liberare il colon irritabile da ogni pressione di origine gassosa: il Kolon Gaz nel formato Plus (quello per casi difficili). Aldo salì sul palco come se fosse stato ingessato dalla testa ai piedi. La sua mascella si irrigidì. I denti si serrarono gli uni contro gli altri. Qualche complice di Giacomo, per migliorare l’opera, gli diede delle pacche sulle spalle. Proprio come si fa con i neonati quando gli si vuol far fare un ruttino. Per Aldo si trattava di rischiare di aprire una falla di mille metri di larghezza e ottantacinque in altezza sulla grande diga delle Tre Gole, in Cina, sullo Yangtze, il grande Fiume Azzurro. La diga più grande del mondo. I suoi collaboratori, allo scuro delle sue condizioni fisiche lo spinsero sul palco allestito per l’occasione. Uno di loro lo avvicinò al microfono.
Non è importante che tu parli al microfono. Te ne sto puntando contro un altro, omnidirezionale. Dovunque ti sposterai saremo in grado di ascoltare la tua voce. Con la tecnologia che abbiamo allestito faremo ascoltare a tutti i pinerolesi persino il battito di ali di una mosca, se si troverà sul palco vicino a te. Spiegò l’uomo. Dai ora tocca a te. Forza. Stendili tutti.
La folla applaudì per quasi un minuto. Poi, com’è prassi, attese con trepidazione il discorso del Leader.
Niente. Non un suono giunse alla folla pinerolese. Credendo in un blocco dovuto al panico, il collaboratore che si trovava più vicino a lui, lo raggiunse, gli diede una bella pacca sulla spalla, prese il microfono ed incitò la folla.
Amici pinerolesi, siete così tanti che avete lasciato il futuro Senatore senza parole. Facciamogli sentire tutto il calore della nostra città. Urlò alla folla. Poi, si rivolse verso Aldo con un sorriso e tornò al suo posto.
La folla tornò ad applaudire per oltre un minuto. Dopodichè attese le parole rivelatrici del proprio candidato.
Un suono, dapprima appena percettibile, poi via via sempre più chiaro, cominciò ad udirsi tra le prime file di intervenuti. Pensando che si trattasse di una trovata musicale a sorpresa, il tecnico del suono alzò il volume dell’amplificatore al massimo livello.
Che cos’è? Domandò una donna tra la folla.
Sembra un fischio… Gli fece eco un giovane.
Si. Si tratta proprio di un fischio. Confermò un altro.
E’ il nuovo inno del Partito. Esclamò uno dei più esagitati.
Si. Fischiamolo tutti insieme. Disse la donna.
Con le orecchie puntate verso le casse disposte sotto il palco, la folla cercava di udire il motivo per poterlo fischiettare orgogliosamente insieme a tutti gli altri simpatizzanti. Il suono, però, se da un lato sembrava che andasse verso un crescendo, dall’altro pareva proprio che non avesse una melodia vera e propria. Anzi, più che un giro di note si trattava di una sola. Continua. Crescente.
Ma che succede? Domandò la donna.
Sembra che il fischio diventi più forte… Disse un uomo.
Non è un fischio… Esclamò un terzo mentre il suono stava diventando sempre più assordante e si era trasformato in una miscela esplosiva di bassi ed acuti tanto che le vibrazioni prodotte dalle casse fecero tremare il suolo e frantumarono qualunque vetro si trovasse nel raggio di un centinaio di metri.
E’ il terremoto. Urlò la donna.
E fu un parapiglia. La folla si disperse in mille e più rivoli. La gente impaurita scappò verso le strade adiacenti e si rischiò seriamente che qualcuno potesse essere investito dalle automobili di passaggio. Quell’orribile suono che aveva causato tutto quello sconquasso durò per altri trecento lunghissimi secondi. Poi, così come inspiegabilmente era comparso sparì. Smise di infastidire le orecchie dei pinerolesi. A quel punto, e solo a quel punto, tutti si ricordarono di Aldo, il quale era rimasto rigido, impietrito, in piedi sul palco. Non aveva mosso un muscolo. Il marasma generale lo aveva lasciato indifferente. Come colti da una visione apocalittica, i suoi fedelissimi interpretarono quel fatto come un ulteriore dimostrazione del grande sangue freddo di Aldo e tornarono a gremire la piazza.
Aldo. Parlaci. Dicci Qualcosa. Disse un ragazzo.
Si. Tu che non hai avuto paura di nulla. Esclamò una donna.
Parlaci. Urlarono all’unisono un gruppo di ammiratrici proprio sotto il palco.
Aldo, il quale sino ad allora era rimasto pressoché immobile, si avvicinò al microfono. Lo prese saldamente con la mano destra. Un suo collaboratore gli arrivò alle spalle e gli diede una pacca. La falla si allargò. La diga si frantumò e fu travolta dalla potenza dell’acqua. Un rutto bestiale, come non si era mai udito dalla notte dei tempi, fuoriuscì dalla sua bocca. I pinerolesi ascoltarono un suono simile a quello prodotto da una mandria di bisonti al galoppo. Non appena ebbe finito, Aldo sembrò come rinato e con grande serenità parlò ai suoi elettori.

Sto bene. Ora sto proprio bene. Esclamò.

venerdì 11 aprile 2014

Le peggiori frasi da dire per rimorchiare una ragazza al primo appuntamento: frasi da intorto e da conquista




1. Il tuo vestito starebbe benissimo sul pavimento accanto al mio letto.
2. Forse non sono il più bell'uomo qua dentro, ma sono l'unico che ti sta parlando.
3. Perché non ti siedi qui sulle mie ginocchia e parliamo un po’ del più e del meno?
4. Posso offrirti qualcosa da bere o vuoi direttamente i soldi?
5. Sono nuovo qui in città. Potresti indicarmi dove si trova casa tua?
6. Avrai le gambe stanche, visto che hai attraversato la mia mente tutta la notte.
7. Se ti dicessi che hai proprio un bel corpo tu lo terresti attaccato al mio?
8. (guardando l’etichetta del suo vestito) Volevo vedere se eri stata fatta in paradiso.
9. Se la tua gamba destra si chiamasse Pasqua e quella sinistra Natale, mi faresti passare un bel periodo tra le vacanze?
10. (una romantica) Tuo padre era per caso un ladro? Perché qualcuno ha rubato le stelle dal cielo e le ha messe nei tuoi occhi.
11. Ti ho già forse visto da qualche parte? Forse non ti riconosco perché hai i vestiti addosso.
12. Conosci la differenza essenziale tra sesso e conversazione?
13. Mi piacciono le tue pesche, vorrei dare una scossa all’albero.
14. Credi nell'amore a prima vista o devo uscire e rientrare in questa stanza?
15. Faresti il mio buffet dell’amore? Così che potrei stenderti sul tavolo e prendere ciò che più mi piace?
16. Posso flirtare con te?
17. Amo ogni muscolo nel tuo corpo. Specialmente il mio.
18. Da te o da me?
19. Scusa, abbiamo per caso frequentato scuole diverse?
20. Oh! I vestiti che indossi starebbero magnificamente bene appallottolati in un mucchietto sul pavimento della mia camera da letto!
21. Che bel corpo! Sai cosa ti starebbe bene addosso? Me!
22. Sono veramente curioso di sapere come sei quando sono nudo.
23. Mi piacerebbe che fossi una porta, così potrei sbatterti tutto il giorno.
24. (Dopo averle leccato la maglietta) "Perché non ti togli questi vestiti umidi?"
25. Belle gambe... A che ora aprono?
26. Lo sai, se fossi te, farei sesso con me.
27. Ti va una pizza e poi un po' di sesso?
Nooooo!!!
Non ti piace la pizza?
28. Scopami se sbaglio, ma il tuo nome non è Genoveffa?
29. Il mio nome è Franco. Ricordalo, lo urlerai più tardi...
30. Che suolo impolverato qui... Vuoi scopare?
31. (Mentre lei mangia il gelato): -Posso dare una leccata?
-Nooooo!!
E al gelato?
32. Ehi, piccola, vogliamo riprodurci?
33. Allora, che fai nella vita, oltre ad eccitare gli uomini e renderli pazzi di desiderio?
34. Tu credi all'amore a prima vista o hai bisogno di qualche occhiata in più?
35. Mi scusi ma sono un po' a corto di contanti: non le spiace se prendiamo lo stesso taxi per andare a casa?
36. Sai qual è la differenza fondamentale tra parlare e fare sesso? (lei risponde di no) Andiamo di là e parliamone.
37. Conosco un modo fantastico per bruciare tutte le calorie del pasticcino che hai appena mangiato!
38. Ti dispiace se ti fisso insistentemente da vicino, invece che dall'altra parte della stanza?
39. Hai del rossetto sul tuo canino destro. Ti secca se te lo lecco via io?
40. Sono un donatore di organi. Serve niente?
41. (sospirando e facendo l'occhio triste) Ereditare 2 miliardi non significa poi un granché quando si ha un cuore così debole...
42. Hai mai baciato un coniglio tra le orecchie? (estraete le vostre tasche dai pantaloni) Vuoi provare?
43. Sai chi è che fa l'occhiolino e scopa come una tigre? (lei risponde di no. voi fate l'occhiolino)
44. Se non fossi così romantico ti scoperei subito.
45. Dimmi tutto di te. Mi piace farmi vedere mentre converso con una sventola.
46. Riesco a pettinarmi i capelli con la lingua. (D. Luttazzi)
47. Hai già un ragazzo? Bene, potrà pagarci il conto.


venerdì 4 aprile 2014

GANDHI



"... Un quinto della razza umana è stato posto sotto lo stivale britannico con mezzi inaccettabili.
La nostra resistenza a questa oppressione non significa che noi vogliamo del male al popolo britannico.
Noi cerchiamo di convertirlo, non di batterlo sul campo di battaglia. La nostra rivolta contro il dominio britannico è fatta senza armi.
Ma che noi si riesca a convertire o meno i britannici, siamo comunque decisi a rendere il loro dominio impossibile con la non cooperazione non violenta.
Si tratta di un metodo invincibile per sua natura. Si basa sul fatto che nessun sfruttatore potrà mai raggiungere il suo scopo senza un minimo di collaborazione,volontaria o forzata, da parte della vittima: i nostri padroni possono possedere le nostre terre e i nostri corpi, ma non le nostre anime.
Essi non possono possedere queste ultime che sterminando tutti gli indiani, uomini, donne e bambini.
E' vero che tutti non possono elevarsi a tale grado di eroismo e che la foza può disperdere la rivolta, ma non è questa la questione....
...Con la tecnica della non violenza, come ho detto, la sconfitta non esiste.
Si tratta di un "agire senza uccidere nè ferire".
Essa può essere utilizzata praticamente senza denaro e senza l’aiuto di quella scienza della distruzione che voi avete portato a un tale grado di perfezione...
Non lascerete al vostro popolo un’eredità di cui potrà andare fiero. Non potrà andare orgoglioso raccontando atti crudeli, anche se abilmente preparati..."

                                                   
   ( MAHATMA GANDHI )