I
dati dell'Economia italiana sono ancora simili a quelli di un
paziente in coma. L'inflazione non è tenuta sotto controllo,
semplicemente non esiste. E' solo un pallido ricordo del passato. I
nuovi spauracchi del mercato si chiamano deflazione e stagnazione
(quest'ultima quando le cose vanno ancora bene). La nostra Borsa di
Milano è l'unica al mondo che negli ultimi 10 anni ha perso di
valore anziché incrementarlo. Viene da domandarsi, dunque, come si
possa dichiarare onestamente che il nostro Paese si sia lasciato alle
spalle le secche della Crisi. Sarebbe illogico. Sarebbe... appunto,
ma siamo in Italia e nemmeno le foglie cascano dagli alberi senza un
buon motivo per farlo. Perché si parla di Ripresa anche quando è
palese che non c'è? Proviamo ad azzardare alcune ipotesi. La Crisi
costringe le aziende a contrarsi e a irrigidire ogni forma di uscita
finanziaria. Lo Stato è, o dovrebbe essere, la prima e più grande
delle aziende nazionali. Il suo comportamento, perciò, non si
discosta da quello delle imprese più piccole. Quali concessioni ha
fatto negli ultimi anni ai cittadini italiani che meritano una
revisione? Mi viene da pensar male. Ci sarebbero gli 80 euro in busta
paga, la decontribuzione dei salari per i nuovi contratti a tempo
indeterminato (si sta già pensando a pochi mesi dalla loro
istituzione di riprendere la tassazione per almeno il 50%), le misure
Salva Italia, la spesa sanitaria. Tutte soluzioni di emergenza per un
Paese in emergenza. Appunto... se arriva la Ripresa ognuno potrà
(leggasi “dovrà”) far fronte da solo alle proprie necessità.
Finalmente, avrà la possibilità di reggersi con le proprie gambe
senza sentire il bisogno dell'aiutino statale. Ecco, fatte queste
considerazioni, la chimera della ripresa italiana mi sembra meno
imbecille di quanto pareva prima.
martedì 27 ottobre 2015
venerdì 29 maggio 2015
martedì 26 maggio 2015
sabato 16 maggio 2015
Questa Scuola non è un Albergo... forse
E' fatta. La Scuola #cambiaverso. Il
Governo ha concepito, realizzato e si è anche approvato la nuova
riforma che rivoluzionerà un settore della vita pubblica da sempre
in ebollizione. Da ora in poi la carta igienica tornerà ad essere
presente nei bagni e il calcestruzzo o le controsoffittature
resisteranno al lento e inesorabile incedere del tempo. E' bastato
dare ai Presidi, lo so, sono antiquato, è da tempo che non si
chiamano più così, dicevo... è stato sufficiente investire dei
burocrati (sostanzialmente lo erano) della responsabilità
manageriale dei plessi scolastici per assistere al nuovo miracolo
italiano. Tutto fatto. Tutto a posto. Si #cambiaverso. D'ora in poi,
l'attenzione del Governo sarà rivolta verso altri problemi storici
di questo Paese ingessato. La memoria, però, forse per qualcuno sarà
corta ma per altri certamente non lo è. Ricordo perfettamente che
solo pochi anni fa quando si era provato a considerare la Scuola come
l'anticamera di un'azienda sono state erette delle barricate come non
si vedevano dai tempi delle 5 giornate di Milano. Non solo, in
precedenza, un'altra radicale trasformazione simile nei contenuti era
stata attuata in un settore delicatissimo per la qualità della vita
dei cittadini: la Sanità. La metamorfosi da USL a ASL non ha ancora
oggi convinto tutti a qualunque latitudine si trovino e il fatto che
basti porre un manager a capo di un'Istituzione perché le cose
comincino a funzionare perfettamente non è ancora un dato di fatto.
E sono trascorsi parecchi anni. Del resto, se così fosse, se
bastasse questo ingrediente per dar vita ad una magia, vorrei
proporre una riforma importante, vitale e lo faccio gratuitamente.
Perché non mettiamo dei manager in Parlamento anziché votare
individui spesso impreparati, spendaccioni, sgrammaticati, disonesti
e arroganti? Non si può? Lo supponevo. Se la Scuola deve diventare
come un Albergo, il Parlamento non può mica trasformarsi in un
Consiglio di Amministrazione. Lo farebbe. Se #cambiassimoverso
veramente...
mercoledì 6 maggio 2015
Ordo ab chao
E così ci siamo lasciati alle spalle
anche l'esordio dell'Expo. A dire il vero, a dirla proprio tutta,
esso è stato all'altezza delle aspettative. E anche di più.
Ci avevano detto che l'Expo sarebbe
stato scoppiettante, che avrebbe rappresentato una svolta per la
nostra economia e ci sarebbero stati fiumi di liquidità in direzione
di Milano.
Beh... avevano perfettamente ragione.
Scoppiettante, questo inizio, è stato
proprio scoppiettante. Magari non proprio nel senso che si era
prospettato ma non si può proprio dire che non lo sia stato. Merito
dei Black Bloc, degli antagonisti, dei “teppistelli”. L'esordio è
stato proprio un susseguirsi di fuoco e fiamme (quello delle molotov
e delle auto incendiate), di esplosioni (di vetri), di colori (quelli
delle bombolette spray).
Anche la svolta nell'economia c'è
stata. Tutta. Basta rivolgersi ai proprietari dei beni devastati
dall'orda barbara di manifestanti. Sicuramente, tutta quella
distruzione porterà a qualcosa in termini di PIL.
Per quanto riguarda i fiumi di
liquidità, anch'essi non sono stati inferiori alle attese. Le pompe
idrauliche dei mezzi antisommossa usati dalle Forze dell'Ordine hanno
immesso sulle strade milanesi tanta di quell'acqua come non si vedeva
dai tempi dell'ultima alluvione.
La ciliegina sulla torta, la sorpresa
non attesa, è stata la calata dal cielo di metallo giallo. Poco
importa se si trattava di una targa di latta e anziché dal cielo è
piombata a terra proveniente dal soffitto di un padiglione. Beh, a
dirla tutta, prima di arrivare in terra ha colpito anche qualcuno ma
è stato un equivoco. Si era preso troppo alla lettera il concetto
dell'Expo: “colpire l'immaginazione delle persone”. Tutto il resto è colpa dei soliti gufi...
mercoledì 22 aprile 2015
Alla Turchia con furore
Un
uomo saggio impara da una domanda sciocca più di quanto uno sciocco
possa imparare da una risposta saggia. Potrebbe
sembrare il pensiero di qualche filosofo ellenico che ha vissuto
tutta la sua esistenza a ponderare sugli umani destini dall'alto del
suo eremo nascosto ed inaccessibile. Questa massima, invece,
appartiene a Bruce Jun Fan Lee (Lǐ Xiǎolóng, nato a San Francisco
il
27 novembre del 1940 e mancato a Hong Kong il 20 luglio del 1973)
che è famosissimo in tutto il mondo per essere stato un attore,
atleta di arti marziali, filosofo,
regista,
sceneggiatore
e
produttore statunitense di origini cinesi.
I lettori di una certa età lo ricorderanno per le sue acrobazie nei
film “L'urlo di Chen terrorizza l'Occidente”, “Il furore dalla
Cina colpisce ancora”, “Dalla Cina con furore”. Mancato, come
detto, nel lontano 1973 mai avrebbe pensato di poter essere tirato in
ballo per una questione d'immigrazione, proprio lui che ha spesso
vissuto lontano dalla sua Patria d'origine. La domanda sciocca che
nasce dall'ennesima tragedia del mare, carneficina di poveri diavoli
sfruttati da criminali assassini senza scrupoli, nasce da una
dichiarazione del nostro Ministro degli Interni secondo il quale
l'Italia dovrebbe affondare i barconi della morte mentre sono ancora
vuoti. Alla luce di questa presa di posizione vorrei capire se
intende mandare la nostra Marina in Turchia, nazione dalla quale
vengono acquistate la maggior parte di questi agglomerati di
ferraglia rugginosa (che, chissà perché, mi ricorda tanto un Paese
come l'India... Marò docet), rovinare i fondali delle sue coste,
ingaggiare scontri a fuoco con la locale malavita organizzata (ben
radicata come la nostra e visto che non si riesce a stroncare Cosa
Nostra...) con o senza il permesso turco e in quest'ultimo caso
facendo delle semplici azioni terroristiche, mandando all'aria tutta
la retorica filosofica del concetto di polizia internazionale e di
lotta all'eversione che giunge dai territori arabi. La risposta
saggia che si deve dare a questa domanda è NO. Tuttavia, la presa di
posizione del Ministro dell'Interno è molto, molto simile a quella
del segretario della Lega Nord, Salvini, che prefigurava un blocco
navale in mare aperto per impedire ai barcono l'accesso all'Europa.
Che sia un segno materiale che l'intesa tra Tosi (ex-Lega) e Alfano
(ex-FI) stia facendo nascere una nuova ed inaspettata contaminazione
ideologica? Chissà qual è la “saggia risposta” di cui parlava
Bruce Lee...
sabato 11 aprile 2015
La Gazzetta di Hogwords: Il KLO in lotta contro il centralismo indiano
La Gazzetta di Hogwords: Il KLO in lotta contro il centralismo indiano: Prosegue indomita la guerriglia delle minoranze Koch e Rajbongsi Una guerriglia tribale alleata con i ribelli dell’Assam ...
Il KLO in lotta contro il centralismo indiano
Prosegue indomita la
guerriglia delle minoranze Koch e Rajbongsi
Una guerriglia tribale
alleata con i ribelli dell’Assam
L’Assam,
un vero e proprio mosaico di etnie e tribù forzatamente tenuto
all’interno dell’Unione indiana, continua ad essere teatro di
guerriglie e di ribellioni armate che ben dimostrano come questo
piccolo territorio del Nord Est indiano rappresenti una vera e
propria spina nel fianco per i governi di New Delhi. Governi che,
siano essi a guida dei nazionalisti del BJP o dei progressisti del
Partito del Congresso, non prendono affatto in considerazione l’idea
di restituire l’indipendenza ai popoli dell’Assam, che non sono
hindu, che non parlano l’hindi, che non credono nelle religioni
dell’induismo e che non sopportano il dominio centralista di New
Delhi. Così, l’unico modo che queste minoranze etniche possiedono
per fare sentire la loro voce, è quello di impugnare le armi e
condurre spietate guerriglie contro le truppe di occupazione indiane
che rappresentano l’elemento più odiato del dominio di New Delhi
sulle terre assamesi. Nella regione a cavallo tra l’Assam e il
Bengala Occidentale è attivo dal 1995 il Kamatapur Liberation
Organization (Klo), ovvero l’Organizzazione di
Liberazione Kamatapur, formata da membri delle etnie tribali Koch
e Rajbongsi, i quali lottano per ottenere l’indipendenza dal
governo centrale indiano e costituire lo stato del Kamatapur. La
nascita del movimento guerrigliero Klo fu subito duramente avversata
dalle truppe indiane: alle loro prime azioni armate contro postazioni
dell’esercito indiano, questo rispose con rappresaglie e
bombardamenti sulle aree rurali dove i ribelli avevano le loro
roccaforti.
Le prime
colonne armate del Klo erano formate da poche decine di ribelli,
sotto la guida di Raju Baruah e Ajit Kachari, i quali, prima di dare
vita al Klo erano stati comandanti guerriglieri dell’Ulfa,
il Fronte Unito di Liberazione dell’Assam, il più grande
movimento armato assamese.
Fu dunque
subito evidente che si rendeva più che mai necessaria una alleanza
con l’Ulfa, più forte e meglio armato, alleanza che per il Klo era
soprattutto una questione di sopravvivenza. Nel 1999, l’alleanza
tra Ulfa e Klo era ormai più che consolidata: molte furono le azioni
belliche intraprese congiuntamente dai due movimenti di resistenza,
azioni che proseguono anche oggi, sotto la guida di Atul Nikhil Roy,
capo carismatico e misterioso che è succeduto a Baruah e Kachari
alla guida del Klo.
Quella
che il Klo porta avanti nelle foreste dell’Assam e del Bengala
Occidentale è una lotta durissima, sanguinosa, fatta di imboscate,
agguati, attentati ai convogli di truppe indiane e ai posti di blocco
che queste hanno dislocato nelle “aree calde” dove i ribelli
dell’Ulfa e del Klo sono più operativi. I rastrellamenti e le
rappresaglie contro le popolazioni delle aree tribali e rurali
sospettate di appoggiare la lotta armata del Klo e dell’Ulfa sono
spietati, ma così facendo le truppe indiane non fanno altro che
suscitare sempre più odio anti-indiano tra le popolazioni di quelle
terre, che vedono nei ribelli i loro unici difensori (anche se,
occorre evidenziarlo, il Klo sottopone a “imposte forzate” le
popolazioni coltivatrici di tè della regione di Doars, in Bengala,
con le quali finanzia le sue attività guerrigliere, cosa di cui i
rurali non sono certo molto contenti). Attualmente, i ribelli del Klo
oscillerebbero tra i 500 e i 700, costituiti in gran parte da giovani
tribali insofferenti della presenza delle truppe hindu sulle loro
terre. Per contrastare efficacemente le periodiche offensive militari
dell’esercito indiano, i ribelli del Klo, negli ultimi anni, hanno
stretto forti rapporti di cooperazione militare con i ribelli Naga
del vicino Manipur, numerosi, forti e bene armati, con cui hanno
anche compiuto azioni militari congiunte. Ultimamente, gli
sconfinamenti dei ribelli del Klo nel vicino Bhutan (per sfuggire
alle rappresaglie delle truppe indiane) hanno provocato scontri anche
con l’esercito bhutanese. Il re del Bhutan, il dispotico Jigme
Singye Wangchuk, non tollera la presenza di guerriglieri anti.indiani
nel suo regno e negli ultimi mesi le truppe bhutanesi hanno sferrato
poderose offensive contro le bande del Klo rifugiatesi in Bhutan.
L’offensiva avrebbe provocato circa 120 morti tra i ribelli, la
distruzione di 19 campi guerriglieri e l’uccisione di 50 soldati
bhutanesi. Una situazione drammatica, che ben rivela quanto sia
pericoloso il problema del Nord Est indiano, dove interi popoli sono
in lotta contro il centralismo dei governi di New Delhi. L’esempio
del Bhutan dimostra che è una guerra che può sconfinare e
propagarsi anche ai paesi vicini all’India, tanto da impensierire
pure la Cina (che è buona alleata del Bhutan). Ma una cosa è
certa: le popolazioni tribali dell’Assam e del Bengala Occidentale
non possono rassegnarsi a sopportare passivamente il dominio brutale
dell’India, e la guerriglia e la lotta armata restano le loro
uniche possibili risposte di fronte alla sordità e alla ottusità
dei governanti di New Delhi, i quali, nazionalisti o progressisti che
siano, non vogliono affatto sentire parlare né di indipendenza né
di autonomia per le turbolente popolazioni che abitano le stupende
regioni del Nord est indiano.
Fabrizio
Legger
martedì 31 marzo 2015
La ricerca della felicità
- Danimarca
- Norvegia
- Svizzera
- Paesi Bassi
- Svezia
- Canada
- Finlandia
- Austria
- Islanda
- AustraliaLa seconda, invece, le Nazioni che investono meno per la Difesa e il cui livello di violenza (interno ed estero) è molto basso:
Una
classifica elaborata dalla CNN con un Istituto di Ricerca
internazionale ha rivelato che dei dieci Paesi in cui la popolazione
si sente più felice 8 sono dell'Europa geografica e 6 hanno l'Euro
come moneta. Questo sorprendente sondaggio (perché di questo si
tratta) ha usato come parametri di giudizio: il Supporto sociale,
l'Aspettativa di vita, la Libertà di scelta per la propria vita, la
Generosità e il Basso livello di corruzione (e qui, noi italiani
siamo finiti a fondo classifica). Se dovessimo prendere questo dato
come valore assoluto ci sono due considerazioni che occorre
doverosamente fare. La prima è che, curiosamente, tale classifica
assomiglia a quella del Global
Peace Index (GPI)
ovvero l'Indice di Pace Globale, il quale misura il livello di
violenza di un Paese. Confrontiamo le due classifiche. La prima
indica le nazioni con i cittadini più felici:
1.Islanda
2.Danimarca
3.Austria
4.Nuova
Zelanda
5.Svizzera
6.Finlandia
7.Canada
8.Giappone
9.Belgio
10.Norvegia.
Per
8/10 si tratta della stessa classifica. La seconda considerazione da
fare è verificare quanti soldi l'Italia versa all'Europa e quanto
rientra sotto forma di finanziamenti, ecc. La classifica dei primi 8
(ma i dati sono del 2011, la situazione è peggiorata... per noi) è
la seguente:
Italia
(16 miliardi versati-9,5 miliardi fondi rientrati)
Germania (23,7
miliardi-11,8)
Francia
(19,5 miliardi-13)
Gran
Bretagna (14,6 miliardi-6,75)
Polonia
(3,5 miliardi-14,4)
Ungheria
(937 milioni - 5,3)
Grecia (1,9
miliardi-6,5)
Spagna
(11 miliardi-13,5).
Per
aggiungere un nuovo motivo di lagnanza che non rende gli italiani
felici vi aggiungo una classifica più aggiornata dei versamenti
NETTI che il nostro Paese ha fatto dall'ingresso nell UE. La
differenza passiva è stata:
anno
2000: meno 1.098,13 MILIONI di euro;
anno 2001: meno 3.730,55 MILIONI di euro;
anno 2002: meno 3.496,92 MILIONI di euro;
anno 2003: meno 2.253,15 MILIONI di euro;
anno 2004: meno 3.370,61 MILIONI di euro;
anno 2005: meno 4.298,13 MILIONI di euro;
anno 2006: meno 3.928,88 MILIONI di euro;
anno 2007: meno 3.715,19 MILIONI di euro;
anno 2008: meno 6.020,92 MILIONI di euro;
anno 2009: meno 7.225,68 MILIONI di euro;
anno 2010: meno 6.539,26 MILIONI di euro;
anno 2011: meno 7.570,40 MILIONI di euro;
anno 2012: meno 6.204,25 MILIONI di euro;
anno 2013: meno 5.246,83 MILIONI di euro.
anno 2001: meno 3.730,55 MILIONI di euro;
anno 2002: meno 3.496,92 MILIONI di euro;
anno 2003: meno 2.253,15 MILIONI di euro;
anno 2004: meno 3.370,61 MILIONI di euro;
anno 2005: meno 4.298,13 MILIONI di euro;
anno 2006: meno 3.928,88 MILIONI di euro;
anno 2007: meno 3.715,19 MILIONI di euro;
anno 2008: meno 6.020,92 MILIONI di euro;
anno 2009: meno 7.225,68 MILIONI di euro;
anno 2010: meno 6.539,26 MILIONI di euro;
anno 2011: meno 7.570,40 MILIONI di euro;
anno 2012: meno 6.204,25 MILIONI di euro;
anno 2013: meno 5.246,83 MILIONI di euro.
Per
un totale di quasi 64,7 MILIARDI DI EURO. Se il denaro non fa la
felicità è pur vero che privarsene così ha contribuito a renderci
più infelici.
mercoledì 18 marzo 2015
Le Supercazzole
-A febbraio,
le ore autorizzate di cassa integrazione ordinaria (Cigo) sono state
16,6 milioni (diminuzione tendenziale del 29,6%), le variazioni
congiunturali calcolate sui dati destagionalizzati hanno registrato
rispetto al precedente mese di gennaio 2015, un decremento del 4,5%;
le ore di cassa integrazione straordinaria (Cigs) autorizzate a
febbraio sono state 39,7 milioni (diminuzione del 13,2% rispetto a
febbraio dello scorso anno ed è del 24,4% la variazione
congiunturale, calcolata sui dati destagionalizzati); le ore
autorizzate a febbraio di cassa integrazione in deroga (Cigd) sono
state pari a 2,5 milioni (decremento dell'89% rispetto a febbraio
2014, con la destagionalizzazione dei dati la variazione
congiunturale è del 28% rispetto a gennaio). Occorre tener presente
che la Cassa Integrazione ha subito modifiche, fermi amministrativi
per carenza di stanziamenti. Ma chi materialmente sostiene i costi di
questo strumento economico? La cassa integrazione
guadagni (CIG) è un istituto previsto dalla legge italiana
consistente in una prestazione economica, erogata dall'INPS o
dall'INPGI, in
favore dei lavoratori sospesi
dall'obbligo di eseguire la prestazione lavorativa o che lavorino a
orario ridotto. È distinta tra ordinaria (con risorse
della stessa INPS o
dello stesso INPGI)
e straordinaria (CIGS, con risorse del Ministero
del Lavoro e delle Politiche Sociali). Viene da sé, che se sono
diminuite le ore utilizzate perché lo Stato ha stretto i cordoni
della borsa non significa che è aumentato il lavoro e siamo in
ripresa. Supercazzola work in progress.
-Il Presidente dell'Inps Tito Boeri ha parlato di "segnali
incoraggianti" dal mondo del Lavoro. Dal 1 al 20 di febbraio,
sono 76mila le richieste dei nuovi contratti di assunzioni a tempo
indeterminato a tutele crescenti ma potrebbero essere molto di più,
visti gli sgravi contributivi messi a disposizione dalla legge di
Stabilità che ha recepito le misure previste dal Jobs Act.
Peccato che sia stato introdotto un beneficio fiscale per le nuove
assunzioni a tempo indeterminato (può raggiungere i 24mila euro in
tre anni). Il beneficio è sicuro per tutto il 2015. Fino a ieri si
chiamava riduzione del cuneo fiscale mentre oggi... Supercazzola a
tempo indeterminato.
-Il Premier ha affermato che "Dire
che lo Stato da carezze ai corrotti e schiaffi ai magistrati e' un
falso, una frase falsa. Sostenere questo avendo responsabilita'
istituzionali e' triste", inaugurando l'anno accademico della
scuola superiore di polizia riferendosi alle parole del presidente
dell'Anm, Rodolfo Sabelli, che parlava dell'inchiesta sulle grandi
opere della procura di Firenze. E' vero. Per una volta tanto sono
d'accordo con il Presidente del Consiglio. Lo Stato accarezza solo i
“politici” corrotti. Chi non lo è viene trattato come chiunque
altro. Supercazzola uguale per tutti.
giovedì 19 febbraio 2015
USCIAMO STASERA?
Basta. Sono stufo di leggere dell'ineluttabilità dell'appartenenza all'Unione europea di ogni Paese membro, L'Italia ne fa parte perché non ha ancora deciso altrimenti. L'Unione europea è una delimitazione geografica che continuerà ad esistere ma non è mai stata un ensemble economica seria e paritaria perché a qualcuno, facciamo pure nomi e cognomi, la Germania, faceva comodo arricchirsi alle spalle di Paesi politicamente o economicamente (o entrambe le cose) deboli. E' così scomodo ammetterlo? E' difficile dire che per quanto siamo stati governati da cialtroni e si siano dilapidate sostanze da intere generazioni di italiani peggio ha fatto l'infausta scelta di riunirci con dei soci strabici e interessati? L'Euro, come moneta, francamente mi lascia indifferente. Se una moneta si chiama bingo, bongo o bengo non ha alcuna importanza. Ben diverso sono i rapporti tra i Paesi fondatori di un Unione che non è governata (anche qui bisognerebbe smetterla di raccontare menzogne) da un Parlamento popolarmente eletto ma solo da una parte ben precisa di esso. Se è la Troika a decidere il da farsi significa che una buona fetta della classe politica e dirigente europea si genuflette davanti a differenti organi decisionali. Difficile ammetterlo? Basta essere onesti con se stessi. Se l'Italia deciderà, in fretta, me lo auguro, di mandare al Diavolo questa Istituzione contro i popoli che dovrebbe contribuire a difendere andrà sul lastrico? La Grecia sta dimostrando non che si può uscire dall'UE ma che non è salutare restarci. Se la Germania ha bisogno di un revisionismo storico ha solo una cosa da fare: dare un taglio al passato. I tagli economici possono essere un buon modo per iniziare. Solo che dovrebbero farli loro e non la pelle degli italiani.
PGT
Basta. Sono stufo di leggere dell'ineluttabilità dell'appartenenza all'Unione europea di ogni Paese membro, L'Italia ne fa parte perché non ha ancora deciso altrimenti. L'Unione europea è una delimitazione geografica che continuerà ad esistere ma non è mai stata un ensemble economica seria e paritaria perché a qualcuno, facciamo pure nomi e cognomi, la Germania, faceva comodo arricchirsi alle spalle di Paesi politicamente o economicamente (o entrambe le cose) deboli. E' così scomodo ammetterlo? E' difficile dire che per quanto siamo stati governati da cialtroni e si siano dilapidate sostanze da intere generazioni di italiani peggio ha fatto l'infausta scelta di riunirci con dei soci strabici e interessati? L'Euro, come moneta, francamente mi lascia indifferente. Se una moneta si chiama bingo, bongo o bengo non ha alcuna importanza. Ben diverso sono i rapporti tra i Paesi fondatori di un Unione che non è governata (anche qui bisognerebbe smetterla di raccontare menzogne) da un Parlamento popolarmente eletto ma solo da una parte ben precisa di esso. Se è la Troika a decidere il da farsi significa che una buona fetta della classe politica e dirigente europea si genuflette davanti a differenti organi decisionali. Difficile ammetterlo? Basta essere onesti con se stessi. Se l'Italia deciderà, in fretta, me lo auguro, di mandare al Diavolo questa Istituzione contro i popoli che dovrebbe contribuire a difendere andrà sul lastrico? La Grecia sta dimostrando non che si può uscire dall'UE ma che non è salutare restarci. Se la Germania ha bisogno di un revisionismo storico ha solo una cosa da fare: dare un taglio al passato. I tagli economici possono essere un buon modo per iniziare. Solo che dovrebbero farli loro e non la pelle degli italiani.
PGT
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