martedì 27 ottobre 2015

Come capire perché in Italia si parla di Ripresa



I dati dell'Economia italiana sono ancora simili a quelli di un paziente in coma. L'inflazione non è tenuta sotto controllo, semplicemente non esiste. E' solo un pallido ricordo del passato. I nuovi spauracchi del mercato si chiamano deflazione e stagnazione (quest'ultima quando le cose vanno ancora bene). La nostra Borsa di Milano è l'unica al mondo che negli ultimi 10 anni ha perso di valore anziché incrementarlo. Viene da domandarsi, dunque, come si possa dichiarare onestamente che il nostro Paese si sia lasciato alle spalle le secche della Crisi. Sarebbe illogico. Sarebbe... appunto, ma siamo in Italia e nemmeno le foglie cascano dagli alberi senza un buon motivo per farlo. Perché si parla di Ripresa anche quando è palese che non c'è? Proviamo ad azzardare alcune ipotesi. La Crisi costringe le aziende a contrarsi e a irrigidire ogni forma di uscita finanziaria. Lo Stato è, o dovrebbe essere, la prima e più grande delle aziende nazionali. Il suo comportamento, perciò, non si discosta da quello delle imprese più piccole. Quali concessioni ha fatto negli ultimi anni ai cittadini italiani che meritano una revisione? Mi viene da pensar male. Ci sarebbero gli 80 euro in busta paga, la decontribuzione dei salari per i nuovi contratti a tempo indeterminato (si sta già pensando a pochi mesi dalla loro istituzione di riprendere la tassazione per almeno il 50%), le misure Salva Italia, la spesa sanitaria. Tutte soluzioni di emergenza per un Paese in emergenza. Appunto... se arriva la Ripresa ognuno potrà (leggasi “dovrà”) far fronte da solo alle proprie necessità. Finalmente, avrà la possibilità di reggersi con le proprie gambe senza sentire il bisogno dell'aiutino statale. Ecco, fatte queste considerazioni, la chimera della ripresa italiana mi sembra meno imbecille di quanto pareva prima.

venerdì 29 maggio 2015

sabato 16 maggio 2015

Questa Scuola non è un Albergo... forse





E' fatta. La Scuola #cambiaverso. Il Governo ha concepito, realizzato e si è anche approvato la nuova riforma che rivoluzionerà un settore della vita pubblica da sempre in ebollizione. Da ora in poi la carta igienica tornerà ad essere presente nei bagni e il calcestruzzo o le controsoffittature resisteranno al lento e inesorabile incedere del tempo. E' bastato dare ai Presidi, lo so, sono antiquato, è da tempo che non si chiamano più così, dicevo... è stato sufficiente investire dei burocrati (sostanzialmente lo erano) della responsabilità manageriale dei plessi scolastici per assistere al nuovo miracolo italiano. Tutto fatto. Tutto a posto. Si #cambiaverso. D'ora in poi, l'attenzione del Governo sarà rivolta verso altri problemi storici di questo Paese ingessato. La memoria, però, forse per qualcuno sarà corta ma per altri certamente non lo è. Ricordo perfettamente che solo pochi anni fa quando si era provato a considerare la Scuola come l'anticamera di un'azienda sono state erette delle barricate come non si vedevano dai tempi delle 5 giornate di Milano. Non solo, in precedenza, un'altra radicale trasformazione simile nei contenuti era stata attuata in un settore delicatissimo per la qualità della vita dei cittadini: la Sanità. La metamorfosi da USL a ASL non ha ancora oggi convinto tutti a qualunque latitudine si trovino e il fatto che basti porre un manager a capo di un'Istituzione perché le cose comincino a funzionare perfettamente non è ancora un dato di fatto. E sono trascorsi parecchi anni. Del resto, se così fosse, se bastasse questo ingrediente per dar vita ad una magia, vorrei proporre una riforma importante, vitale e lo faccio gratuitamente. Perché non mettiamo dei manager in Parlamento anziché votare individui spesso impreparati, spendaccioni, sgrammaticati, disonesti e arroganti? Non si può? Lo supponevo. Se la Scuola deve diventare come un Albergo, il Parlamento non può mica trasformarsi in un Consiglio di Amministrazione. Lo farebbe. Se #cambiassimoverso veramente...

mercoledì 6 maggio 2015

Ordo ab chao




E così ci siamo lasciati alle spalle anche l'esordio dell'Expo. A dire il vero, a dirla proprio tutta, esso è stato all'altezza delle aspettative. E anche di più.
Ci avevano detto che l'Expo sarebbe stato scoppiettante, che avrebbe rappresentato una svolta per la nostra economia e ci sarebbero stati fiumi di liquidità in direzione di Milano.
Beh... avevano perfettamente ragione.
Scoppiettante, questo inizio, è stato proprio scoppiettante. Magari non proprio nel senso che si era prospettato ma non si può proprio dire che non lo sia stato. Merito dei Black Bloc, degli antagonisti, dei “teppistelli”. L'esordio è stato proprio un susseguirsi di fuoco e fiamme (quello delle molotov e delle auto incendiate), di esplosioni (di vetri), di colori (quelli delle bombolette spray).
Anche la svolta nell'economia c'è stata. Tutta. Basta rivolgersi ai proprietari dei beni devastati dall'orda barbara di manifestanti. Sicuramente, tutta quella distruzione porterà a qualcosa in termini di PIL.
Per quanto riguarda i fiumi di liquidità, anch'essi non sono stati inferiori alle attese. Le pompe idrauliche dei mezzi antisommossa usati dalle Forze dell'Ordine hanno immesso sulle strade milanesi tanta di quell'acqua come non si vedeva dai tempi dell'ultima alluvione.

La ciliegina sulla torta, la sorpresa non attesa, è stata la calata dal cielo di metallo giallo. Poco importa se si trattava di una targa di latta e anziché dal cielo è piombata a terra proveniente dal soffitto di un padiglione. Beh, a dirla tutta, prima di arrivare in terra ha colpito anche qualcuno ma è stato un equivoco. Si era preso troppo alla lettera il concetto dell'Expo: “colpire l'immaginazione delle persone”.  Tutto il resto è colpa dei soliti gufi...

mercoledì 22 aprile 2015

Alla Turchia con furore





Un uomo saggio impara da una domanda sciocca più di quanto uno sciocco possa imparare da una risposta saggia. Potrebbe sembrare il pensiero di qualche filosofo ellenico che ha vissuto tutta la sua esistenza a ponderare sugli umani destini dall'alto del suo eremo nascosto ed inaccessibile. Questa massima, invece, appartiene a Bruce Jun Fan Lee (Lǐ Xiǎolóng, nato a San Francisco il 27 novembre del 1940 e mancato a Hong Kong il 20 luglio del 1973) che è famosissimo in tutto il mondo per essere stato un attore, atleta di arti marziali, filosofo, regista, sceneggiatore e produttore statunitense di origini cinesi. I lettori di una certa età lo ricorderanno per le sue acrobazie nei film “L'urlo di Chen terrorizza l'Occidente”, “Il furore dalla Cina colpisce ancora”, “Dalla Cina con furore”. Mancato, come detto, nel lontano 1973 mai avrebbe pensato di poter essere tirato in ballo per una questione d'immigrazione, proprio lui che ha spesso vissuto lontano dalla sua Patria d'origine. La domanda sciocca che nasce dall'ennesima tragedia del mare, carneficina di poveri diavoli sfruttati da criminali assassini senza scrupoli, nasce da una dichiarazione del nostro Ministro degli Interni secondo il quale l'Italia dovrebbe affondare i barconi della morte mentre sono ancora vuoti. Alla luce di questa presa di posizione vorrei capire se intende mandare la nostra Marina in Turchia, nazione dalla quale vengono acquistate la maggior parte di questi agglomerati di ferraglia rugginosa (che, chissà perché, mi ricorda tanto un Paese come l'India... Marò docet), rovinare i fondali delle sue coste, ingaggiare scontri a fuoco con la locale malavita organizzata (ben radicata come la nostra e visto che non si riesce a stroncare Cosa Nostra...) con o senza il permesso turco e in quest'ultimo caso facendo delle semplici azioni terroristiche, mandando all'aria tutta la retorica filosofica del concetto di polizia internazionale e di lotta all'eversione che giunge dai territori arabi. La risposta saggia che si deve dare a questa domanda è NO. Tuttavia, la presa di posizione del Ministro dell'Interno è molto, molto simile a quella del segretario della Lega Nord, Salvini, che prefigurava un blocco navale in mare aperto per impedire ai barcono l'accesso all'Europa. Che sia un segno materiale che l'intesa tra Tosi (ex-Lega) e Alfano (ex-FI) stia facendo nascere una nuova ed inaspettata contaminazione ideologica? Chissà qual è la “saggia risposta” di cui parlava Bruce Lee... 

sabato 11 aprile 2015

La Gazzetta di Hogwords: Il KLO in lotta contro il centralismo indiano

La Gazzetta di Hogwords: Il KLO in lotta contro il centralismo indiano: Prosegue indomita la guerriglia delle minoranze Koch e Rajbongsi Una guerriglia tribale alleata con i ribelli dell’Assam ...

Il KLO in lotta contro il centralismo indiano





Prosegue indomita la guerriglia delle minoranze Koch e Rajbongsi
Una guerriglia tribale alleata con i ribelli dell’Assam

L’Assam, un vero e proprio mosaico di etnie e tribù forzatamente tenuto all’interno dell’Unione indiana, continua ad essere teatro di guerriglie e di ribellioni armate che ben dimostrano come questo piccolo territorio del Nord Est indiano rappresenti una vera e propria spina nel fianco per i governi di New Delhi. Governi che, siano essi a guida dei nazionalisti del BJP o dei progressisti del Partito del Congresso, non prendono affatto in considerazione l’idea di restituire l’indipendenza ai popoli dell’Assam, che non sono hindu, che non parlano l’hindi, che non credono nelle religioni dell’induismo e che non sopportano il dominio centralista di New Delhi. Così, l’unico modo che queste minoranze etniche possiedono per fare sentire la loro voce, è quello di impugnare le armi e condurre spietate guerriglie contro le truppe di occupazione indiane che rappresentano l’elemento più odiato del dominio di New Delhi sulle terre assamesi. Nella regione a cavallo tra l’Assam e il Bengala Occidentale è attivo dal 1995 il Kamatapur Liberation Organization (Klo), ovvero l’Organizzazione di Liberazione Kamatapur, formata da membri delle etnie tribali Koch e Rajbongsi, i quali lottano per ottenere l’indipendenza dal governo centrale indiano e costituire lo stato del Kamatapur. La nascita del movimento guerrigliero Klo fu subito duramente avversata dalle truppe indiane: alle loro prime azioni armate contro postazioni dell’esercito indiano, questo rispose con rappresaglie e bombardamenti sulle aree rurali dove i ribelli avevano le loro roccaforti.
Le prime colonne armate del Klo erano formate da poche decine di ribelli, sotto la guida di Raju Baruah e Ajit Kachari, i quali, prima di dare vita al Klo erano stati comandanti guerriglieri dell’Ulfa, il Fronte Unito di Liberazione dell’Assam, il più grande movimento armato assamese.
Fu dunque subito evidente che si rendeva più che mai necessaria una alleanza con l’Ulfa, più forte e meglio armato, alleanza che per il Klo era soprattutto una questione di sopravvivenza. Nel 1999, l’alleanza tra Ulfa e Klo era ormai più che consolidata: molte furono le azioni belliche intraprese congiuntamente dai due movimenti di resistenza, azioni che proseguono anche oggi, sotto la guida di Atul Nikhil Roy, capo carismatico e misterioso che è succeduto a Baruah e Kachari alla guida del Klo.
Quella che il Klo porta avanti nelle foreste dell’Assam e del Bengala Occidentale è una lotta durissima, sanguinosa, fatta di imboscate, agguati, attentati ai convogli di truppe indiane e ai posti di blocco che queste hanno dislocato nelle “aree calde” dove i ribelli dell’Ulfa e del Klo sono più operativi. I rastrellamenti e le rappresaglie contro le popolazioni delle aree tribali e rurali sospettate di appoggiare la lotta armata del Klo e dell’Ulfa sono spietati, ma così facendo le truppe indiane non fanno altro che suscitare sempre più odio anti-indiano tra le popolazioni di quelle terre, che vedono nei ribelli i loro unici difensori (anche se, occorre evidenziarlo, il Klo sottopone a “imposte forzate” le popolazioni coltivatrici di tè della regione di Doars, in Bengala, con le quali finanzia le sue attività guerrigliere, cosa di cui i rurali non sono certo molto contenti). Attualmente, i ribelli del Klo oscillerebbero tra i 500 e i 700, costituiti in gran parte da giovani tribali insofferenti della presenza delle truppe hindu sulle loro terre. Per contrastare efficacemente le periodiche offensive militari dell’esercito indiano, i ribelli del Klo, negli ultimi anni, hanno stretto forti rapporti di cooperazione militare con i ribelli Naga del vicino Manipur, numerosi, forti e bene armati, con cui hanno anche compiuto azioni militari congiunte. Ultimamente, gli sconfinamenti dei ribelli del Klo nel vicino Bhutan (per sfuggire alle rappresaglie delle truppe indiane) hanno provocato scontri anche con l’esercito bhutanese. Il re del Bhutan, il dispotico Jigme Singye Wangchuk, non tollera la presenza di guerriglieri anti.indiani nel suo regno e negli ultimi mesi le truppe bhutanesi hanno sferrato poderose offensive contro le bande del Klo rifugiatesi in Bhutan. L’offensiva avrebbe provocato circa 120 morti tra i ribelli, la distruzione di 19 campi guerriglieri e l’uccisione di 50 soldati bhutanesi. Una situazione drammatica, che ben rivela quanto sia pericoloso il problema del Nord Est indiano, dove interi popoli sono in lotta contro il centralismo dei governi di New Delhi. L’esempio del Bhutan dimostra che è una guerra che può sconfinare e propagarsi anche ai paesi vicini all’India, tanto da impensierire pure la Cina (che è buona alleata del Bhutan). Ma una cosa è certa: le popolazioni tribali dell’Assam e del Bengala Occidentale non possono rassegnarsi a sopportare passivamente il dominio brutale dell’India, e la guerriglia e la lotta armata restano le loro uniche possibili risposte di fronte alla sordità e alla ottusità dei governanti di New Delhi, i quali, nazionalisti o progressisti che siano, non vogliono affatto sentire parlare né di indipendenza né di autonomia per le turbolente popolazioni che abitano le stupende regioni del Nord est indiano.

Fabrizio Legger











martedì 31 marzo 2015

La ricerca della felicità




    Una classifica elaborata dalla CNN con un Istituto di Ricerca internazionale ha rivelato che dei dieci Paesi in cui la popolazione si sente più felice 8 sono dell'Europa geografica e 6 hanno l'Euro come moneta. Questo sorprendente sondaggio (perché di questo si tratta) ha usato come parametri di giudizio: il Supporto sociale, l'Aspettativa di vita, la Libertà di scelta per la propria vita, la Generosità e il Basso livello di corruzione (e qui, noi italiani siamo finiti a fondo classifica). Se dovessimo prendere questo dato come valore assoluto ci sono due considerazioni che occorre doverosamente fare. La prima è che, curiosamente, tale classifica assomiglia a quella del Global Peace Index (GPI) ovvero l'Indice di Pace Globale, il quale misura il livello di violenza di un Paese. Confrontiamo le due classifiche. La prima indica le nazioni con i cittadini più felici:
  1. Danimarca
  2. Norvegia
  3. Svizzera
  4. Paesi Bassi
  5. Svezia
  6. Canada
  7. Finlandia
  8. Austria
  9. Islanda
  10. Australia
    La seconda, invece, le Nazioni che investono meno per la Difesa e il cui livello di violenza (interno ed estero) è molto basso:
1.Islanda
2.Danimarca
3.Austria
4.Nuova Zelanda
5.Svizzera
6.Finlandia
7.Canada
8.Giappone
9.Belgio
10.Norvegia.
Per 8/10 si tratta della stessa classifica. La seconda considerazione da fare è verificare quanti soldi l'Italia versa all'Europa e quanto rientra sotto forma di finanziamenti, ecc. La classifica dei primi 8 (ma i dati sono del 2011, la situazione è peggiorata... per noi) è la seguente:
Italia (16 miliardi versati-9,5 miliardi fondi rientrati)
Germania (23,7 miliardi-11,8)
Francia (19,5 miliardi-13)
Gran Bretagna (14,6 miliardi-6,75)
Polonia (3,5 miliardi-14,4)
Ungheria (937 milioni - 5,3)
Grecia (1,9 miliardi-6,5)
Spagna (11 miliardi-13,5).
Per aggiungere un nuovo motivo di lagnanza che non rende gli italiani felici vi aggiungo una classifica più aggiornata dei versamenti NETTI che il nostro Paese ha fatto dall'ingresso nell UE. La differenza passiva è stata:
anno 2000: meno 1.098,13 MILIONI di euro;
anno 2001: meno 3.730,55 MILIONI di euro;
anno 2002: meno 3.496,92 MILIONI di euro;
anno 2003: meno 2.253,15 MILIONI di euro;
anno 2004: meno 3.370,61 MILIONI di euro;
anno 2005: meno 4.298,13 MILIONI di euro;
anno 2006: meno 3.928,88 MILIONI di euro;
anno 2007: meno 3.715,19 MILIONI di euro;
anno 2008: meno 6.020,92 MILIONI di euro;
anno 2009: meno 7.225,68 MILIONI di euro;
anno 2010: meno 6.539,26 MILIONI di euro;
anno 2011: meno 7.570,40 MILIONI di euro;
anno 2012: meno 6.204,25 MILIONI di euro;
anno 2013: meno 5.246,83 MILIONI di euro.
Per un totale di quasi 64,7 MILIARDI DI EURO. Se il denaro non fa la felicità è pur vero che privarsene così ha contribuito a renderci più infelici.

mercoledì 18 marzo 2015

Le Supercazzole



-A febbraio, le ore autorizzate di cassa integrazione ordinaria (Cigo) sono state 16,6 milioni (diminuzione tendenziale del 29,6%), le variazioni congiunturali calcolate sui dati destagionalizzati hanno registrato rispetto al precedente mese di gennaio 2015, un decremento del 4,5%; le ore di cassa integrazione straordinaria (Cigs) autorizzate a febbraio sono state 39,7 milioni (diminuzione del 13,2% rispetto a febbraio dello scorso anno ed è del 24,4% la variazione congiunturale, calcolata sui dati destagionalizzati); le ore autorizzate a febbraio di cassa integrazione in deroga (Cigd) sono state pari a 2,5 milioni (decremento dell'89% rispetto a febbraio 2014, con la destagionalizzazione dei dati la variazione congiunturale è del 28% rispetto a gennaio). Occorre tener presente che la Cassa Integrazione ha subito modifiche, fermi amministrativi per carenza di stanziamenti. Ma chi materialmente sostiene i costi di questo strumento economico? La cassa integrazione guadagni (CIG) è un istituto previsto dalla legge italiana consistente in una prestazione economica, erogata dall'INPS o dall'INPGI, in favore dei lavoratori sospesi dall'obbligo di eseguire la prestazione lavorativa o che lavorino a orario ridotto. È distinta tra ordinaria (con risorse della stessa INPS o dello stesso INPGI) e straordinaria (CIGS, con risorse del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali). Viene da sé, che se sono diminuite le ore utilizzate perché lo Stato ha stretto i cordoni della borsa non significa che è aumentato il lavoro e siamo in ripresa. Supercazzola work in progress.
-Il Presidente dell'Inps Tito Boeri ha parlato di "segnali incoraggianti" dal mondo del Lavoro. Dal 1 al 20 di febbraio, sono 76mila le richieste dei nuovi contratti di assunzioni a tempo indeterminato a tutele crescenti ma potrebbero essere molto di più, visti gli sgravi contributivi messi a disposizione dalla legge di Stabilità che ha recepito le misure previste dal Jobs Act. Peccato che sia stato introdotto un beneficio fiscale per le nuove assunzioni a tempo indeterminato (può raggiungere i 24mila euro in tre anni). Il beneficio è sicuro per tutto il 2015. Fino a ieri si chiamava riduzione del cuneo fiscale mentre oggi... Supercazzola a tempo indeterminato.
-Il Premier ha affermato che "Dire che lo Stato da carezze ai corrotti e schiaffi ai magistrati e' un falso, una frase falsa. Sostenere questo avendo responsabilita' istituzionali e' triste", inaugurando l'anno accademico della scuola superiore di polizia riferendosi alle parole del presidente dell'Anm, Rodolfo Sabelli, che parlava dell'inchiesta sulle grandi opere della procura di Firenze. E' vero. Per una volta tanto sono d'accordo con il Presidente del Consiglio. Lo Stato accarezza solo i “politici” corrotti. Chi non lo è viene trattato come chiunque altro. Supercazzola uguale per tutti.

giovedì 19 febbraio 2015

USCIAMO STASERA?
Basta. Sono stufo di leggere dell'ineluttabilità dell'appartenenza all'Unione europea di ogni Paese membro, L'Italia ne fa parte perché non ha ancora deciso altrimenti. L'Unione europea è una delimitazione geografica che continuerà ad esistere ma non è mai stata un ensemble economica seria e paritaria perché a qualcuno, facciamo pure nomi e cognomi, la Germania, faceva comodo arricchirsi alle spalle di Paesi politicamente o economicamente (o entrambe le cose) deboli. E' così scomodo ammetterlo? E' difficile dire che per quanto siamo stati governati da cialtroni e si siano dilapidate sostanze da intere generazioni di italiani peggio ha fatto l'infausta scelta di riunirci con dei soci strabici e interessati? L'Euro, come moneta, francamente mi lascia indifferente. Se una moneta si chiama bingo, bongo o bengo non ha alcuna importanza. Ben diverso sono i rapporti tra i Paesi fondatori di un Unione che non è governata (anche qui bisognerebbe smetterla di raccontare menzogne) da un Parlamento popolarmente eletto ma solo da una parte ben precisa di esso. Se è la Troika a decidere il da farsi significa che una buona fetta della classe politica e dirigente europea si genuflette davanti a differenti organi decisionali. Difficile ammetterlo? Basta essere onesti con se stessi. Se l'Italia deciderà, in fretta, me lo auguro, di mandare al Diavolo questa Istituzione contro i popoli che dovrebbe contribuire a difendere andrà sul lastrico? La Grecia sta dimostrando non che si può uscire dall'UE ma che non è salutare restarci. Se la Germania ha bisogno di un revisionismo storico ha solo una cosa da fare: dare un taglio al passato. I tagli economici possono essere un buon modo per iniziare. Solo che dovrebbero farli loro e non la pelle degli italiani.
PGT